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I legali Telecom: non c'è rischio di ripetere il reato

di Antonella Olivieri

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05 marzo 2010

I tempi per la decisione sull'eventuale commissariamento di Sparkle si allungheranno probabilmente di qualche giorno, ma i legali della società controllata al 100% da Telecom Italia hanno già spiegato i motivi per cui si oppongono al provvedimento cautelare previsto dalla legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti giuridici.
I tre punti fondamentali sono riassunti dal concetto che non c'è rischio di reiterazione del reato. Sparkle ha interrotto infatti i rapporti commerciali con i fornitori indagati (e oggi accusati del maxi-riciclaggio) a metà 2007, dopo l'intervento dell'autorità giudiziaria che a fine 2006 segnalava il sospetto di frode Iva. I vertici di allora – il presidente Riccardo Ruggiero e l'amministratore delegato Stefano Mazzitelli – non lavorano più nel gruppo Telecom e gli altri tre manager interessati dalle indagini – Carlo Baldizzone, Massimo Comito e Antonio Catanzariti – sono stati sospesi. Infine, come aveva spiegato qualche giorno fa uno dei legali, la società ha proposto di «conferire a un terzo indipendente, dotato dei necessari requisiti di competenza e professionalità, l'incarico di svolgere una verifica del sistema di controllo interno e del modello organizzativo».
Il bilancio 2007 di Sparkle, firmato dall'allora ad Mazzitelli, dava conto delle indagini, dei pareri richiesti a professionisti in materia tributaria e penale e del lavoro condotto dall'audit interno del gruppo, spiegando che «tutte le verifiche concludevano sulla correttezza dei comportamenti tenuti da TI Sparkle e sulla sua totale estraneità ai fatti delittuosi» e sostenendo che «poteva essere escluso un suo coinvolgimento nel suddetto provvedimento». Non si spiegava però che l'audit interno aveva segnalato come la distribuzione del traffico sospetto fosse «compatibile con l'ipotesi che lo stesso sia, almeno in parte, generato artificialmente».
Mentre Sparkle, dunque, ha presentato opposizione alla richiesta di commissariamento, nessuna azione è stata ancora avanzata in merito al sequestro cautelativo di 297,89 milioni operato sempre ai sensi della legge 231. La cifra, spiega l'ordinanza, corrisponde al credito Iva «illecitamente maturato per gli anni d'imposta oggetto delle illecite attività contestate», e cioè 50,15 milioni relativi al 2005, 194,1 al 2006 e ancora 53,6 al 2007. Probabilmente verrà chiesta almeno una riduzione dell'importo sequestrato, considerato che il "profitto" lordo sull'attività contestata è di 72,5 milioni. Ma sui quasi 300 milioni di crediti Iva insiste anche il concreto rischio che il Fisco li reclami indietro.
«Il peggior danno è quello della reputazione e del valore del brand aziendale che difficilmente può essere risarcito», ha osservato in una lettera ai dipendenti Franco Bernabè, ad Telecom dal dicembre 2007, riferendosi ai fatti che hanno coinvolto Sparkle tra il 2005 e il 2007. «Desidero che ognuno di voi sappia che comprendo esattamente lo stato d'animo in cui vi trovate – si legge nella lettera – perchè anch'io come voi sono profondamente turbato per il fatto che la nostra azienda sia finita sui giornali non per i risultati che stiamo ottenendo come operatore leader nel settore delle tlc ma per motivi di ben altra natura». «Il fatto di non essere l'unica azienda del settore interessata dalle indagini e che comportamenti che ci vengono contestati risalgano a più di due anni fa non fornisce alcuna consolazione a chi come noi, pur svolgendo il proprio lavoro con la massima serietà e professionalità, si vede comunque accerchiato da questo assordante rumore di fondo». «In questi due anni abbiamo preso una serie di provvedimenti importanti per evitare che episodi che in passato hanno danneggiato la nostra reputazione possano ripetersi in futuro», rivendica l'ad, ricordando di aver «sempre sottolineato la necessità che chiunque fosse a conoscenza di anomalie di qualsiasi natura ne riferisse agli organi preposti al controllo». E ammonendo che «non esiste obiettivo per il cui raggiungimento sia giustificato sacrificare l'etica professionale».

05 marzo 2010
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